Formazione e creatività con gli strumenti e i metodi del LEGO® SERIOUS PLAY®

Negli scorsi giorni sono stato chiamato dall’associazione Save the Children e successivamente dall’organizzazione Gi.O.C. ad organizzare e gestire un workshop utilizzando la metodologia e gli strumenti del LEGO SERIOUS PLAY. Gli obiettivi erano differenti: in un caso era necessario ripensare assieme ai componenti di un team di lavoro alle modalità con le quali le persone si mettono in relazione all’interno del team stesso, ma anche a come il team può essere a servizio e di supporto all’organizzazione complessiva; nell’altro contesto si voleva ripensare alle modalità di comunicazione interne e verso l’esterno dell’associazione.
Entrambe le sessioni hanno riscosso un successo inaspettato sia perchè la costruzione di oggetti con i mattoncini LEGO hanno permesso di identificare in modo concreto le problematiche e le soluzioni, sia perchè a differenza di molte altre riunioni la partecipazione delle persone coinvolte era di alto livello e senza distrazioni. Provate ad osservare le foto presenti nell’articolo e vi renderete conto di quanto le persone fotografate siano protese verso il centro del tavolo nell’intento di ricercare soluzioni; raramente in riunioni di riflessione e prospettiva le persone sono così coinvolte è abbastanza normale infatti che il 20% delle persone coinvolte elabori l’80% delle proposte. Gli incontri che utilizzano la metodologia LEGO SERIOUS PLAY portano alla partecipazione attiva dell’80% delle persone coinvolte.
I workshop che si svolgono con la metodologia LEGO SERIOUS PLAY non hanno la velleità di trovare soluzioni definitive, ma si basano sul fatto che le stesse persone, proprio attraverso l’uso del metodo, possono essere protagoniste della definizione della soluzione oltre che a farla emergere. Il mio ruolo in entrambi gli incontri, infatti, era quello del facilitatore (non quello dell’esperto), della persona che non può far altro che supportare il processo di emersione della soluzione.
La metodologia LSP nasce negli anni ’90 proprio all’interno della LEGO e solo molti anni più tardi (nel 2003) questo metodo prende il nome che ha nei nostri giorni, nel 2009 LSP viene pubblicato in formato open source per favorirne la distribuzione oltre alla formalizzazione di un kit di base (starter kit) e di una community on line per la riflessione sulle modalità organizzative dei workshop. LSP viene utilizzato all’interno delle organizzazioni quando
– è fondamentale che ogni partecipante offra il suo contributo alla discussione. Spesso si svolgono riunioni nelle quali il 20% dei partecipanti propone l’80% delle idee e delle azioni, durante la sessione svolta insieme era evidente la partecipazione ed il coinvolgimento anche solo dall’atteggiamento del corpo e dall’ascolto. Abbiamo lavorato per 4 ore consecutive senza rendercene quasi conto.
– si vuole che una specifica conoscenza passi da uno stato individuale/privato a uno stato organizzativo/condiviso. L’uso della metafora dell’oggetto costruito aiuta e supporta il passaggio delle conoscenze, ogni volta che si descrive un modello costruito, non si parla di pensieri astratti ma il pensiero trova una forma specifica
– si vuole ottenere un’elevata adesione individuale a una strategia definita a livello di gruppo, Nelle organizzazioni moderni è sempre più difficile trovare un formatore/consulente in grado di apportare un contributo risolutivo, è sempre più difficile avere la soluzione in mano, ma si è sempre più in una condizione di complessità adattiva nella quale è più difficile apprendere dal passato, ma è necessario apprendere dal futuro che emerge.
I principi di base che governano il metodo sono:
– l’immaginazione, perchè la metafora può essere il miglior metodo per esprimere i propri pensieri, anche quelli che sono difficili da esplicitare
– il costruzionismo, perchè la conoscenza, da J.Piaget in poi, si delinea come un complesso percorso di “costruzione” (Costruttivismo), che avviene attraverso la manipolazione di oggetti e l’interazione con strumenti, siano essi fisici o mentali atti ad ampliare le facoltà dell’uomo di trasformare l’ambiente circostante.
La metodologia LEGO SERIOUS PLAY richiede sempre tre step: La sfida, La costruzione, La condivisione. L’intero workshop si è infatti articolato in tre momenti all’interno dei quali era necessario costruire commentare e condividere modelli che potessero rappresentare la persona, il gruppo, l’organizzazione.
Lo scopo dell’impiego del mattoncino LEGO è legato al fatto che in questo momento non esistono altri strumenti migliori che permettano rapidamente di costruire e condividere oggetti che vengono costruiti con l’opera delle mani, m anche è quello di porre al centro dell’attenzione i modelli, non qualcuno dei partecipanti.
Il workshop ha sempre la necessità della presenza di un facilitatore che normalmente è esterno all’organizzazione, in grado di organizzare, gestire e coordinare le idee e pensieri emersi nella giornata di lavoro. A questo link trovate le slide del percorso svolto insieme.
Platone diceva che si impara di più da un’ora di gioco insieme piuttosto che in un anno di conversazione, non sappiamo se questa affermazione sia facilmente dimostrabile anche con dati oggettivi, certo è che quanto emerso nel workshop sono state idee, innovazioni e riflessioni che difficilmente sarebbero emerse in altri contesti…sarà solo dovuto a dei mattoncini colorati?

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